Questo articolo e’ dedicato in particolare a tutti coloro che stanno valutando la possibilità di trasferirsi a Taiwan, o a coloro che, per varie motivazioni - lavoro, famiglia e quant’altro - si sono gia’ allontanati dall’Italia per ritrovarsi qui, nell’Isola di Formosa.
Vorrei spendere due righe su un tema che nelle guide turistiche o nei siti dedicati alla vita e ai viaggi nei Paesi stranieri di solito non trovate: l’integrazione.
L’integrazione non e’ nient’altro che l'insieme dei processi sociali e culturali che rendono l'individuo membro attivo di una società e non solo un ospite. In altre parole è quel percorso individuale e sociale che ogni migrante si trova a dover fronteggiare e che lo porta nel corso dei mesi e degli anni a divenire parte del tessuto socio-culturale del Paese che lo accoglie.
Si tratta di un processo complicato e non è detto che vada a buon fine, si possono incontrare delle difficolta’ e, quando capita, non si sa bene che cosa fare o a chi chiedere aiuto, soprattutto se ci si trova a vivere in un Paese che ha usi e costumi, per non parlare di lingua, abitudini culinarie ed educazione completamente diversi dal Paese d’origine.
Leggendo gli articoli su Taiwan avrete sicuramente scoperto che qui ci sono dei posti bellissimi, che il cibo e’ delizioso ed esotico e che le persone sono cordiali e ospitali. Di conseguenza avrete concluso: “Che bello, integrarsi nella vita di Taiwan, sara’ una passeggiata!”. Nient’affatto!
Non voglio allarmarvi: vivere qui molto probabilmente e’ più facile che trasferirsi in un Paese in via di sviluppo o con forti instabilità sociali; Taiwan fortunatamente e’ una Nazione socialmente e culturalmente forte, e’ ben sviluppata e ha un forte senso civico e morale.
Ciò nonostante integrarsi non e’ facile anche se all’inizio vi sembrerà tutto rose e fiori. Come in tutte le relazioni d’amore quando la favola dell’innamoramento passa per lasciare spazio alla realta’ della vita quotidiana, spesso fanno capolino i problemi legati alla convivenza, alle differenze e ai fraintendimenti.
Lo stesso accade quando vi trasferite all’estero. Non a caso l’ufficio preposto al rilascio dei visti di residenza qui a Taipei dispone di un numero verde e di un indirizzo a cui potete fare riferimento in caso di seri problemi durante il vostro percorso di integrazione.
Ugualmente molte università dove si insegna la lingua cinese agli stranieri sono dotate di servizi di consulenza psico/sociale gratuiti. Sono iniziative notevoli e molto utili, ve lo dico per esperienza, visto che quando studiavo all’università ho conosciuto diversi ragazzi che hanno avuto bisogno di un aiuto in tal senso.
Di seguito vorrei parlarvi, a meta’ tra il serio e il faceto, di alcuni argomenti che ritengo cruciali per integrarsi con successo a Taiwan, si tratta, diciamo cosi’, di una serie di piccole differenze con cui dovrete confrontarvi, se davvero avete intenzione di venire a vivere qui e soprattutto di restarci. Sono ovviamente considerazioni personali, che derivano dalla mia esperienza e da quella di altri amici non taiwanesi che come me si sono trovati a dover vivere qui.
Ricordatevi comunque che in caso di problemi potete consultare un esperto in lingua inglese, almeno a Taipei vi e’ un servizio di psicologi che si occupano anche di questi problemi.
Lo shock culture del cibo. Tutti in Italia siamo andati al ristorante cinese, magari ci e’ piaciuto oppure abbiamo avuto un po’ di mal di stomaco il giorno dopo. Non importa, perché il cibo cinese che mangiate in Italia ha poco o nulla a che vedere col cibo locale di Taiwan. Tutti i medici sanno che il sistema digerente e’ anche chiamato “secondo cervello” per due ragioni: ha un network di fibre nervose inferiore per misura e importanza solo al cervello appunto, e sviluppa nel corso della vita abitudini ben precise che sono difficili da modificare.
In poche parole la pancia ha un suo carattere e gusti molto personali!
Il vostro stomaco ha il passaporto europeo e bene o male prima o poi si rifiuterà di digerire la cucina locale. Non perche’ questa abbia qualcosa che non va, ma perché i sapori, gli ingredienti e le modalità di cottura, per non parlare degli orari a cui si mangia sono molto diversi. Col tempo ci si abitua, ma mai totalmente, dovrete crearvi una vostra dieta mista, un po’ europea e un po’ taiwanese, magari cucinare a casa invece che mangiare tutti i giorni fuori… allo stesso tempo pero’ non potete riempire il frigo di prodotti occidentali, sia perché qui costano tre volte il prezzo reale sia perché questo non vi aiuta a socializzare con gli altri e con le loro abitudini, né tantomeno aiuta il vostro sistema digerente a cambiare abitudini. Un consiglio: scendete a compromessi col vostro secondo cervello, createvi un menu’ vario che includa cibi occidentali e orientali, ci vorrà un po’, ma poi vi abituerete. Mettete al centro di questo menu quei cibi che si trovano sia in Italia che a Taiwan, ne esistono molti, soprattutto frutta, verdure, carni riso/pasta.
Se parlate solo Inglese andate a vivere in Inghilterra! Purtroppo non c’e’ niente da fare, per vivere a Taiwan dovete parlare il mandarino. Non importa se sapete leggere o scrivere il cinese, certo sarebbe molto meglio ma almeno all’inizio vi serve la lingua parlata.
Cercate di sviluppare abilita’ comunicative, insomma di conversare il piu’ possibile anche se fate errori di pronuncia o grammaticali. All’inizio è normale, poi si migliora.
Andate a scuola, pagate un insegnante privato, fate ciò che volete ma cercate di imparare la lingua e di usarla il più spesso possibile.
Cercate di usare l’inglese solo se proprio non riuscite a capire o a farvi capire.
Sforzarvi di parlare il cinese non solo vi aiuterà a capire come pensano e interpretano la vita i taiwanesi, ma sara’ anche apprezzato dai locali come uno sforzo di apertura verso la loro cultura. Senza lo strumento della lingua sara’ molto difficile trovare un lavoro serio e costruire delle amicizie che vadano al di la’ di una frequentazione superficiale.
Ricordo sempre a questo proposito un ragazzo indonesiano che studiava mandarino nella mia stessa classe: sin da subito, pur parlando un ottimo inglese (la madre era europea) si sforzo’ di usare quelle poche frasi di cinese che via via apprendeva a scuola, se non lo capivano usava i gesti. Prendeva gli errori di pronuncia e le incomprensioni con ironia e chiedeva sempre ai suoi interlocutori di insegnarli qualche parola nuova! Uno sforzo ripagato con tante nuove conoscenze e una progressione nel cinese parlato velocissima.
Le amicizie, una questione delicata. A Taiwan si lavora molto e fino a tardi, la gente non ha tempo, come invece accade in Italia, di fare la pausa caffè a meta’ pomeriggio, né di uscire con gli amici dopo il lavoro per andarsi a bere una birra o fare quattro chiacchiere. Il taiwanese medio stacca dall’ufficio alle 6 del pomeriggio, prende la metro affollatissima e anonima dove tutti guardano sempre e solo il cellulare e mai chi gli sta vicino, va a cenare in un ristorantino al margine della strada come ce ne sono migliaia su tutta l’isola o se ha famiglia va casa, mangia, spippola un po’ il cellulare e va a dormire.
I momenti migliori per frequentare gli amici sono il venerdì e il sabato sera. Dovete rispettare questo ritmo se volete socializzare: un buon modo e’ iniziare a fare amicizia sul posto di lavoro o di studio. Il fare amicizia come lo intendiamo in Italia, l’uscire insieme, lo scambiarsi confidenze e favori, il visitare uno la casa dell’altro sono cose che qui arrivano lentamente, quando vi siete guadagnati la fiducia dell’altro.
Purtroppo, mi spiace dirlo, ma qui c’e’ molta solitudine. I taiwanesi hanno ritmi di lavoro serrati, di carattere spesso sono introversi o timidi, altre volte curiosi dell’altro, ma restii ad aprirsi, un pizzico diffidenti. Non tutti s’intende, ma la maggior parte. Il modo di fare italiano, l’estroversione, lo scherzo, il contatto fisico, possono essere facilmente fraintesi.
Ve lo dico per esperienza: essendo una persona socievole ed estroversa mi sono ritrovato spesso ad essere frainteso, fin quando ho imparato a manifestare interesse, emozione e curiosità in modo più pacato e distaccato.
La solitudine. Questo e’ un grosso problema ma dovrete farci i conti: quando siete da poco in un posto nuovo, non parlate la lingua, non avete amici con cui confidarvi o semplicemente scambiare quattro chiacchiere, lavorate o studiate cinque giorni a settimana in un ambiente estraneo tra estranei, beh, vi assicuro che vi sentirete soli.
Dovete attraversare questa fase: per me è stato importante e io e’ tutt’ora mantenere forti contatti con l’Italia: sentirmi per telefono con i miei amici italiani, con la mia famiglia e’ come respirare una boccata d’aria fresca. Ma non si può andare avanti solo così, dovete socializzare con i taiwanesi e con gli altri stranieri che, come voi, vivono qui. Vi consiglio di frequentare qualche corso, almeno una volta a settimana, non importa se volete imparare lo yoga, il judo o la pittura cinese, l’obiettivo e’ stare con gli altri. Socializzate con tutti dal saluto ai vecchietti sotto casa, alle chiacchiere col compagno di corso all’università fino a due parole buttate lì con il commesso di 7/11.
Il Partner Taiwanese. Se dovessi indovinare le ragioni per cui siete approdati a Formosa direi subito che avete un marito o una moglie taiwanese che lavorano qui e avete deciso di seguirli. Beh, qui le cose si fanno personali e non voglio entrare nel merito, vi consiglio solo di non attaccarvi al vostro partner come una conchiglia allo scoglio, dovete fare anche altre amicizie il vostro mondo taiwanese non può e non deve finire col vostro partner altrimenti non vi integrerete mai.
Fatevi aiutare dal partner, cercate supporto, coltivate la vostra relazione, ma ritagliatevi anche uno spazio di vita taiwanese che sia solo vostro. Se davvero volete restare qui, Taiwan con la sua gente e la sua cultura deve piacervi anche per sé stessa non solo perche’ è la nazione del vostro partner…
Ci sarebbero molte altre cose da dire. Essere migranti non e’ semplice: quando ci si trova a vivere in una realtà così diversa e così lontana da ciò che siamo abituati a chiamare casa, è inevitabile sentirsi un po’ persi. E’ ironico pensare che proprio questo perdersi altrove e’ necessario per ritrovarsi, intendo ritrovare se stessi come parte di una nuova realta’ sociale.
Per concludere mi sembra significativo ricordare le parole che mi disse un vecchio amico di famiglia quando ero ancora in Italia e non pensavo nemmeno lontanamente alla possibilità di trasferirmi qui. Questo signore, ottantenne, era emigrato in Belgio quando aveva 16 anni per lavorare nelle miniere di carbone. Mi diceva sempre: “Appena arrivato in Belgio non sapevo più chi ero. Dopo due anni capii che ero Italiano, me lo ricordava la pancia tutti i giorni. Dopo vent'anni che vivevo lì capii che non ero più italiano. Ero un Belga nato in Italia”.