La montagna, grazie alla sua posizione tra terra e cielo, costituisce per molte culture un punto di incontro tra l’uomo e il divino, il mondo materiale e quello spirituale. Non ci si stupisce quindi che gli uomini abbiano costruito luoghi di culto sulle montagne, per distaccarsi dal mondo umano e tentare di raggiungere Dio.
Tra questi luoghi vi è anche il Ling Jiou Mountain Wu Sheng Monastery 靈鷲山無生道場, costruito in mezzo alle verdi montagne che si affacciano sulla costa settentrionale di Taiwan. Il monastero buddhista, abitato esclusivamente da suore, è una piccola oasi lontana dalle città dove monaci e fedeli si dedicano alla preghiera e alla meditazione, talvolta visitata anche dai turisti per la bellezza del suo paesaggio.
Se chiedete alle abitanti del luogo quale siano le origini del monastero, loro non esiteranno a raccontarvi la storia del suo fondatore, l'abate Xindao.
Il suo vero nome era Yang Jinsheng ed era originario di Burma (l’attuale Myammar). All’età di nove anni diventò soldato e cominciò a combattere per una delle guerriglie locali. A tredici anni giunse a Taiwan, a seguito dell’armata nazionalista cinese di Burma. L’esperienza della guerra aveva avuto un tremendo impatto su di lui, per questo cominciò a interessarsi al buddhismo fino a diventare un monaco a tutti gli effetti, assumendo il nome di Xin Dao. Negli anni successivi egli si dedicò alle pratiche ascetiche buddhiste, meditando e digiunando in luoghi remoti dell'isola.
Nel 1983 il trentacinquenne Xindao scelse la montagna Laolan a nord di Taipei per il suo ritiro spirituale. La montagna dalla florida e verde vegetazione, con formazioni rocciose a somiglianti a teste di aquila, ricordava molto il monte indiano Gṛdhrakūṭaparvata (Picco dell'avvoltoio), dove il Buddha aveva tramandato alcuni dei suoi più importanti insegnamenti. Xindao visse in una grotta per due anni, dedicando il suo tempo alla meditazione e nutrendosi solo di “pillole dei cento fiori” (un tipo di medicina cinese) e acqua di fonte.
Nel 1984 Xindao fondò sulla cima di questa montagna il monastero Wusheng della Montagna Ling Jiou. "Ling Jiou Shan" o "montagna Ling Jiou" non è altro che la traslitterazione in cinese di "monte Gṛdhrakūṭaparvata", a cui la montagna Laolan somigliava molto. Il nome Wu Sheng (letteralmente "non nato, non vivo") è il principio che guidò il monaco Xindao durante le sue pratiche ascetiche. Egli chiamava sé stesso "non nato" in quanto in riferimento al suo obiettivo di raggiungere il nirvana, uno stato di totale consapevolezza e liberazione dalle sofferenze e passioni che va al di là della vita e della morte. "Wu Sheng" fa anche riferimento al concetto espresso nelle scritture buddhiste"senza la vita, non ci sarebbe la morte; senza la morte, non ci sarebbe la vita" .
Oggi il monastero Wu Sheng è diventato un monastero femminile, mentre ai piedi della montagna è stato costruito il monastero maschile Shengshan.
La montagna Ling jiou si trova vicino alla città di Fulong, è quindi raggiungibile sia in macchina sia in bus a partire dalla stazione cittadina. Dopo una ripida salita si giunge al monastero Wu Sheng, a circa 380 metri dal mare.
Arrivati a destinazione la prima cosa che si nota sono due grandi occhi, che sormontano il portale di accesso al tempio. Questo è il "Cancello dell'occhio divino" e gli occhi sono quelli del buddha Sakyamuni, il fondatore della dottrina buddhista tramandata fino ad oggi. Questi enormi occhi simboleggiano protezione e conoscenza, e sono talmente penetranti che paiono scrutarti l’anima. Essi sono sorretti da alti pilastri rossi, che recano simboli appartenenti alle principali religioni del mondo: la croce, la stella di David, il simbolo del tao, simboli atzechi, egiziani, africani… Questo perché il fondatore del tempio ritiene che tutte le religioni, anche se diverse, possiedano un filo conduttore: cercare di comprendere l'universo.
Distogliendo lo sguardo dall’enorme portale, noterete, poco prima, una guardiola. Prima di entrare nel tempio è necessario lasciare un documento ed ottenere un pass (se si è un gruppo di persone un solo documento è sufficiente). Se è estate, la guardia vi ricorderà che non è possibile entrare nel monastero con vestiti scollati o pantaloncini, e se non avete di che coprirvi, procureranno loro una veste appropriata.
Prima di varcare il portale noterete numerose statue di bodhisattva incise nella pietra: le statue che recano immagini di personaggi del mondo buddhista costituiscono un leitmotiv di questo tempio.
Appena entrati nel complesso monastico noterete alla vostra destra una campana, che se vi accingete a suonare riempirà con il suo suono profondo tutta la montagna. Di fronte a voi si troveranno invece cinque blocchi di pietra posti in verticali. Su quattro di essi sono rappresentati i Deva, guardiani delle quattro direzioni e protettori della legge buddhista. Sul blocco centrale è invece rappresentata la ruota del samsara, il ciclo di reincarnazione all'interno di cui tutti i viventi sono intrappolati e che solo con l'esercizio spirituale si può sfuggire.
A partire dall’entrata si snoda un sentiero verso sinistra che porta al terrazzo di Guanyin, dove troneggia l'enorme statua di questo bodhisattva. I bodhisattva sono coloro che sono a un passo dal raggiungere il nirvana, ma che vi rinunciano per aiutare tutti gli altri esseri viventi a raggiungerlo. Guanyin il più famoso dato che rappresenta la compassione. La sua statua nera e dorata è talmente imponente che può essere vista da lontano, forse la avete notata anche voi salendo alla montagna. Dalla parte opposta rispetto alla statua noterete una sorta di guglia dorata: essa è la statua del Guanyin a undici facce, ognuna di esse rivolta in una direzione diversa, a simboleggiare che la protezione del bodhisattva si estende ovunque.
Attorno alla statua di Guanyin vi sono delle statue più piccole e delle piccoli stupa. Le statue rappresentango gli arhat, eremiti buddhisti che cercano l’illuminazione nella solitudine. Gli stupa erano originariamente degli edifici piramidali che contenevano reliquie del buddha Sakyamuni. Nello specifico questi stupa contengono al loro interno oggetti votivi come scritti sacri, immagini di buddha e vesti monastiche. Ci sono in totale ben 53 stupa sulla montagna, per questo motivo è chiamata la Foresta di stupa.
Tra la vegetazione noterete delle scalette di pietra che portano ad una roccia piatta . Da lì, in qualunque direzione volgiate lo sguardo, potete scorgere un panorama mozzafiato.
Se tornate indietro verso la campana, noterete un secondo sentiero che va verso il basso. Esso porta dapprima al centro visitatori e infine al complesso monastico vero e proprio.
Nel centro visitatori ci sarà per voi una ottima accoglienza, a volte offrono té e dolcetti. Forse, se arrivate in orario di pranzo, vi offriranno di pranzare alla mensa del monastero, per mangiare piatti vegetariani in silenzio, rigorosamente divisi tra maschi e femmine. Anche se l’inglese delle suore di solito non è molto avanzato, faranno del loro meglio a spiegarvi le particolarità del luogo, la sua storia e il suo culto.
Proseguendo lungo il percorso passerete accanto alla Huazhuanghai Hall, che contiene un buddha dorato, gemello di un'altra statua presente nell'importante tempio thailandese Wat Bowonniwet Vihara. Segue la Main Hall (Mondo del Loto), sala adibita alla meditazione di gruppo al cui interno è visibile un gigantesco buddha di giada attraverso le pareti di vetro. Il sentiero di pietra poi vi porta verso l’alto, con la montagna dalla lussureggiante flora che sale alla vostra sinistra e il verde pendio che scende verso l’azzurro oceano alla vostra destra. Guardando con attenzione noterete l’uomo ha costruito cercando un equilibrio con la natura: per costruire la scala di pietra ad esempio, non sono stati abbattuti gli alberi, si è scelto piuttosto di girarci intorno. accanto a questa scala noterete un piccolo tempio dedicato al dio della terra, il protettore della montagna. Pur non essendo una divinità buddhista, è stato preservato per rispetto per la religione locale.
Passando accanto ad altre statue di arhat, giungerete, proseguendo dritti, alla grotta Fahua dove il monaco Xindao prese dimora durante il suo ritiro spirituale. Poco prima tuttavia è possibile accedere tramite scale di legno a un terrazza dove sorge la sala principale del monastero: la Kaishan Hall. É qui che le monache si riuniscono a pregare, a orari fissi del giorno e della notte. Se nessun rituale è corso, potete entrare dentro la sala e ammirarvi l’enorme statua del buddha sdraiato. Prima di entrare in un luogo sacro buddhista ricordatevi sempre di togliervi le scarpe.
Dalla terrazza della Kaishan Hall si può ammirare un panorama suggestivo, ma lo è ancora di più quello visibile da una seconda terrazza, collocata più avanti lungo il sentiero. Salendo sul piedistallo di legno (toglietevi le scarpe!). Potete ammirare in lontananza la spiaggia di Fulong.
Come potete aver notato dalla cartina, il complesso del monastero è veramente enorme, e ne abbiamo esplorato solo una parte.
Una piccola chicca sicuramente da non tralasciare è "la via dei 500 arhat", un sentiero in mezzo alla foresta a cui si accede da un piccolo cancello di legno prima della guardiola. Il nome di questo percorso è dovuto dal fatto che, lungo la strada di montagna, potete trovare numerose statue di questi eremiti, uno diverso dall’altro. Il percorso in mezzo al verde della foresta porta alla scoperta di paesaggi incantati e della sua rigogliosa flora e fauna. Tuttavia è altamente sconsigliato dopo la pioggia (l’umidità e il muschio rende il sentiero scivoloso) e durante la stagione calda portatevi acqua e repellente per gli insetti.
Se in futuro vi capiterà di passare per Fulong e volete far visita a questo monastero di montagna, non ve ne pentirete. Anche se non siete credenti non potrete fare a meno di apprezzare la pace, la spiritualità e la bellezza di questo luogo.
Ling Jiou Mountain Wu Sheng Monastery 靈鷲山無生道場
Indirizzo: No.7-1, Xianglan St., Fulian Village, Gongliao Dist., New Taipei City 228, Taiwan (R.O.C.)
Sito ufficiale: https://www.093ljm.org/index.asp?catid=130