Il cinema di Taiwan è strettamente legato alla sua storia e alla sua cultura, nonché alla personalità di grandi registi come Hou Hsiao Hsien, Edward Yang, Ang Lee, Wei Tesheng e molti altri.
Con questa rubrica abbiamo voluto consigliarvi alcuni film taiwanesi, molti dei quali hanno vinto numerosi premi al festival del cinema di Taiwan (il Golden Horse Film Festival). Dato che la maggioranza di essi non hanno un titolo italiano ufficiale, abbiamo riportando inizialmente il titolo in inglese e sotto la traduzione italiana.
#14 Vive L’Amour
Traduzione italiana del titolo: N/A
Titolo originale: Vive l'amour
Regista: Tsai Ming-liang
Genere: Drammatico
Anno: 1994
Attori: Lee Kang-sheng (Hsia-Kang); Yang Kuei-Mei (May Lin); Chen Chao-jung (Ah-Jung).
Trama: La storia narrata nel film è ambientata a Taipei, dove tre persone condividono un grande appartamento a loro insaputa. Si tratta di Hsiao Kang, un venditore di ossari, impadronitosi di nascosto della chiave; di May Lin, l’agente immobiliare che sta cercando di venderlo; di Ah-jung, un venditore ambulante che dopo aver sedotto ed essere andato a letto con May Lin le ruba la chiave dell’appartamento con lo scopo di utilizzarlo segretamente come abitazione temporanea.
Ah-jung e May Lin scambiano diversi momenti di amore, ma qual è il sentimento reale che provano l’un per l’altra? È forse la necessità di riempire il vuoto della solitudine? Hsiao Kang allo stesso tempo sente i due fare l’amore, giungendo persino a nascondersi sotto il loro letto, ed è qui che l’autoerotismo interviene a porre un’ulteriore distanza tra i protagonisti del film. La quasi totale assenza di dialoghi, l’impossibilità di affermare la propria presenza in quanto essere umani, le ore trascorse a fare il nulla per il puro piacere malinconico e tautologico del fare il nulla.
Perché vederlo: Vive l’amour, più che un inno, una condizione esistenziale. Una riflessione sull’essere umano, sulla solitudine e sulla disperata ricerca di un incontro con l’altro, di una connessione, di un contatto che vada al di là delle circostanze e delle necessità quotidiane. Tsai Ming-liang realizza con Vive l’amour uno splendido saggio sulle difficoltà dell’uomo contemporaneo, immerso nel disagio della metropoli, di stabilire una relazione duratura con l’altro. La metafora è chiara: comunicare è impossibile. Il film è dominato dal silenzio, dal non detto. Dall’apatia. Si sta nello stesso appartamento, addirittura nella stessa stanza, senza vedersi (un paio di sequenze giocate sul filo di una comica tensione), si parla per telefono senza conoscere l’interlocutore (e le chiamate si interrompono sempre sul più bello).
Trailer ufficiale
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